BUON NATALE
QUICUMQUE VULT SALVUS ESSE, ANTE OMNIA OPUS EST, UT TENEAT CATHOLICAM FIDEM
----------------------------------------------- QUICUMQUE VULT SALVUS ESSE, ANTE OMNIA OPUS EST, UT TENEAT CATHOLICAM FIDEM ----------------------------------------------
domenica 25 dicembre 2011
sabato 24 dicembre 2011
Buon Natale a tutti!
Dai "Discorsi" di
Sant'Agostino Vescovo (Sermo 194,
3.3-4.4)
L'unico Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo,
fa
diventare figli di Dio molti figli dell'uomo
Chi di noi uomini potrà mai conoscere tutti i tesori della
sapienza e della scienza racchiusi in Cristo (Cf. Col 2, 3) e nascosti
nella povertà della sua carne? Poiché per noi si è fatto povero, pur
essendo ricco, per arricchire noi con la sua povertà (Cf. 2 Cor 8, 9).
Quando assunse la natura mortale e consumò la morte, si mostrò nella
povertà, ma promise le sue ricchezze che aveva differite, non le perse
per essergli state tolte.
Quanto è immensa la sua bontà che riserva per
coloro che lo temono, ma che concede a chi conserva la sua speranza in
lui! (Cf. Sal 30, 20) In parte infatti già conosciamo, nell'attesa che
venga la perfezione (Cf. 1 Cor 13, 12). Per farci diventare capaci di
possederlo egli, uguale al Padre nella natura divina e divenuto simile a
noi nella natura di servo, ci rifà a somiglianza di Dio.
L'unico Figlio
di Dio, divenuto figlio dell'uomo, fa diventare figli di Dio molti
figli dell'uomo; e nutrendo i servi con l'assumere la natura visibile di
servo, li rende figli, capaci di poter vedere la natura di Dio. Infatti
siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che
saremo. Sappiamo che quando ciò verrà manifestato saremo simili a lui,
perché lo vedremo quale egli é (1 Gv 3, 2).
In che senso in lui ci
sono tesori di sapienza e di scienza, in che senso si parla di ricchezze
divine se non perché ci basteranno?
E in che senso è grande la sua
bontà se non perché ci sazierà? Mostraci dunque il Padre e
ci basta (Gv 14, 8). E in un Salmo un tale - che è uno di noi o
parla in noi o per noi - gli dice: Mi sazierò quando si manifesterà la
tua gloria (Cf. Sal 16, 15). Egli e il Padre sono una cosa sola (Cf. Gv
10, 30) e chi vede lui vede anche il Padre (Cf. Gv 14, 9). Perciò il
Signore potente è il re della gloria (Sal 23, 10). Convertendoci
ci mostrerà il suo volto e noi saremo salvi (Cf. Sal 79, 4) e ci
sazieremo e questo ci basterà.
Non ancora possiamo contemplarlo come generato dal Padre prima dell'aurora (Cf. Sal 109, 3): celebriamolo con solennità come nato dalla Vergine nel cuore della notte. Non ancora possiamo comprenderlo perché davanti al sole persiste il suo nome (Cf. Sal 71, 17): riconosciamo la sua dimora posta sotto il sole. Non ancora possiamo contemplare l'Unigenito nel seno del Padre suo: celebriamo lo sposo che esce dalla stanza nuziale (Cf. Sal 18, 6).
Non ancora siamo in grado di partecipare alla mensa del Padre nostro: riconosciamo la mangiatoia del Signore nostro Gesù Cristo.
domenica 18 dicembre 2011
Quarta Domenica di Avvento 2011
Predica del 18 Dicembre 2011 di Padre Konrad
Quarta Domenica di Avvento
(per la registrazione in audio, e l'averlo sollecitamente trasmesso a noi per poterlo trascrivere in giornata, si ringrazia il parrocchiano Nicola B.)
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
In questo sacro Tempo di Avvento, carissimi fedeli, un tema costante nella Santa Messa come oggi dell'Offertorio, è quello della Salutazione Angelica, l'Ave Maria, perciò volgiamo oggi, in quest'ultima domenica prima di Natale un breve sguardo su questo tema, ossia, sulla sola parola "Ave".
Ave significa pace e gioia, pace non solo per infondere la pace nell'anima della Madonna, ma innanzi tutto perché l'Annunciazione è una ambasciata di pace mediante cui Dio e l'uomo saranno riconciliati, una ambasciata di pace mediante cui Dio si unirà all'uomo per vincere il suo nemico, per riparare i danni fatti dall'uomo e per soggiogare il mondo intero al Regno pacifico ed eterno di Colui che è il Principe della Pace.
Pace e gioia, la gioia che viene dai beni elargiti da Dio sulla Santissima Madre di Dio, nelle parole di san Bernardo: l'estinzione della concupiscenza, il dominio e il primato di tutto l'Universo, la pienezza di tutte le grazie, di tutte le virtù, di tutti i doni, di tutte le beatitudini, di tutti i frutti dello Spirito, di tutte le scienze, della interpretazione dei sermoni, degli spiriti della profezia, dei discernimenti degli spiriti, delle operazioni delle virtù, la fecondità della verginità, la maternità del Figlio di Dio, l'essere Stella del mare, la Porta del Cielo e soprattutto la Regina della Misericordia.
Se era grande la gioia della Madonna che derivò dal possesso di tutti questi beni, infinitamente più grande era la gioia che derivò dal possesso di quel bene che è il Suo Bene, Dio stesso, perché con l'Incarnazione la Santissima Vergine Maria ha preso possesso in modo perfetto, in quanto era possibile ad un essere umano, di Dio stesso, la Seconda Persona della Santissima Trinità fatta Uomo, ha preso possesso di Lui in modo perfetto sia fisicamente, sia spiritualmente. Fisicamente in quanto l'ha contenuto nel Suo corpo stesso, nel paradiso terrestre del Suo grembo immacolato, secondo la parola di Geremia: "la donna cingerà l'uomo", e l'ha posseduto in modo perfetto spiritualmente in quanto la Sua anima, per questo scopo, fu fornita di tutte le grazie, le virtù e di tutti i doni di cui abbiamo già parlato.
Ma siccome l'Arcangelo san Gabriele annuncia la pace non solo alla Madonna, ma anche a tutto il genere umano, così anche la gioia, perché con la nascita del Suo Figlio, come recitiamo nel Prefazio della Madonna: "versò sul mondo la luce eterna" sul mondo e in cielo, quella Luce eterna che è Gesù, che nelle parole dell'inno "è l'allegria dei cuori, la gioia delle valli, e il dolce premio della vita", e questa gioia celeste siamo capaci di possederla anche noi come un oggetto, non come un oggetto qualsiasi, ma come la Madonna stessa, anche se in grado inferiore, possederla in noi, perché il Signore stesso ha detto: "affinché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena", la possediamo in noi nella inabitazione sostanziale della Santissima Trinità, quando siamo nello stato di grazia, e nella Santa Comunione.
Ma c'è un altro significato della parola Ave che è "viva", che si riferisce ad Eva madre dei viventi. Chiamando la Madonna "viva" l'Arcangelo dunque, la dichiara "vera Madre dei viventi", vera madre dei viventi perché vera Madre della vera Vita che è Dio stesso, e perché vera Madre della Vita, la vera vita degli uomini che è la vita della Grazia, la Vita Eterna. E se la Madonna è la vera Madre della Vita, Eva non è la vera madre della vita, bensì la madre della Morte, perché la vita terrestre è la Morte in confronto alla Vita di Grazia e perché lei è la causa della nostra morte fisica, di tutti i suoi discendenti, tranne la Madonna, e della morte spirituale, dell'Inferno.
Questo contrasto tra la Madonna ed Eva la Chiesa lo vede espresso nel fatto che la parola Ave è l'inversione della parola Eva, come cantiamo nell'Inno Ave Maris Stella:
Sumens illud ave (...) Mutans Evae nomen/ Accogliendo quell'"Ave" (...) il nome mutante di Eva...
e la Chiesa considera che come Ave è l'inversione di Eva, la Madonna converte in benedizione tutte le maledizioni di Eva.
Questo contrasto tra la Madonna ed Eva, la Patristica lo espone come contrasto tra una vergine sciocca ed una vergine prudente, una donna superba ed una donna umile, la prima che fa assaporare dell'albero della morte, la seconda che fa assaporare dell'albero della vita, la prima l'amarezza di un cibo velenoso, la seconda la dolcezza di un Frutto Eterno.
Ora, la dolcezza di questo Frutto Eterno è il Frutto del Seno della Santissima Vergine Maria, e che desideriamo gustare a Natale, che desideriamo gustare e guardare con i propri occhi dopo questo nostro esilio, mostratoCi dalla Sua tenerissima Madre, Lui che è l'allegria dei cuori, il gaudio delle lacrime, il dolce premio della vita.
Amen.
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia lodato Gesù Cristo +
venerdì 16 dicembre 2011
Terza Domenica di Avvento
Perdonate
il ritardo.... ma sono stata assente da domenica....Rimediamo subito
con una omelia di sant'Agostino...
"Dite agli smarriti di cuore: Coraggio!
Non temete; ecco il vostro Dio…Egli viene a salvarvi".
(Is 35, 4)
Dai "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo(Serm. 66, 1-4)
La testimonianza di Cristo su Giovanni
Giovanni precedette il Cristo sia nel nascere che nell’annunciarlo, ma lo precedette come un umile servo obbediente senza mettersi al di sopra di lui. Quanto grande fu dunque la testimonianza resa a Cristo da Giovanni? Tanto grande, da fargli dire che non era degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali. Egli confessò d’essere solo una lampada accesa da lui e perciò si rifugiò ai suoi piedi per paura che, innalzandosi, venisse spenta dal vento della superbia. Era tanto grande, ch’era creduto il Cristo, e se egli stesso non avesse confessato di non esserlo, sarebbe rimasto l’errore e si sarebbe continuato a credere ch’era lui il Cristo. Il popolo gli tributava onore ed egli lo rifiutava. Qui sta la sua umiltà! La gente sbagliava nel reputarlo più grande di quello ch’era ed egli si umiliava. Egli non voleva la grandezza attribuitagli dalle parole degli uomini, perché aveva compreso che cosa era "la Parola" di Dio.
Giovanni vide il Signore, lo vide, puntò il dito verso di lui e disse: Ecco l’agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo (Gv 1, 29). Eccolo qui. Era già venuto ma non era riconosciuto; per questo la gente si era formato un errato concetto di lui. Ecco, è qui Colui che i Patriarchi desideravano vedere, che i Profeti preannunciarono, ch’era stato prefigurato dalla Legge. Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé i peccati del mondo. Egli rese questa bella testimonianza al Signore e il Signore a lui: Tra i nati di donna – disse – non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battezzatore; chi però è il più piccolo nel regno dei cieli, è più grande di lui (Mt 11, 11).
Abbiamo udito la verace e bella testimonianza resa da Giovanni a Cristo e da Cristo a Giovanni. Che significa dunque il fatto che Giovanni mentre era rinchiuso in carcere, ov’era destinato ad essere ucciso presto, mandò da Cristo i suoi discepoli, e disse loro: Andate e domandategli: Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11, 2-3). A questo si riduce tutto l’elogio che di lui aveva fatto? L’elogio è forse diventato un dubbio? Che cosa dici, Giovanni? A chi lo dici? Perché lo dici? Lo dici al giudice, tu, suo banditore. Sei stato tu a tendere il dito, a mostrarlo, e a dire: Ecco l’agnello di Dio che si addossa i peccati del mondo. Sei stato tu a dire: Tutti noi abbiamo preso dalla sua ricchezza (Gv 1, 16). Sei stato tu a dire: Non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali (Gv 1, 27), e adesso tu dici: Sei tu che devi venire o dobbiamo aspettare un altro? Non è proprio lui stesso? E tu chi sei? Non sei forse il suo precursore? Non sei forse tu colui del quale è stato predetto: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te; egli ti preparerà la strada? (Mt 11, 10) Come mai prepari la strada e tu vai fuori strada?
I discepoli di Giovanni tenevano in grande stima il loro maestro; avevano sentito la testimonianza resa da lui a Cristo e n’erano rimasti stupiti; per questo sul punto di morire egli volle che ne avessero la conferma da Cristo. Senza dubbio quelli pensavano tra se stessi: "Costui dice di lui cose tanto grandi, mentre non le dice di se stesso". Andate a chiedergli: non perché io dubiti, ma perché siate informati voi. Andate a chiedergli: sentite da lui ciò che sono solito dire io: avete udito il banditore, abbiate ora la conferma del giudice. Andate a chiedergli: Sei tu che devi venire, o dobbiamo aspettare un altro? Andarono, chiesero, per loro non per Giovanni. E per dare una risposta ad essi Cristo disse: I ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i morti risorgono, ai poveri è annunciata la salvezza. Voi mi vedete, riconoscetemi: vedete le opere, riconoscete chi le compie. E beato chi non si scandalizzerà di me (Mt 11, 4-6). Ma questo lo dico di voi, non di Giovanni. Poiché per farci capire che non lo diceva di Giovanni, Cristo cominciò a parlare di Giovanni alla folla mentre quelli se ne andavano (Mt 11, 7): fece l’elogio veridico di lui chi era verace, anzi la Verità.
Buona domenica “Gaudete” .
"Dite agli smarriti di cuore: Coraggio!
Non temete; ecco il vostro Dio…Egli viene a salvarvi".
(Is 35, 4)
Dai "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo(Serm. 66, 1-4)
La testimonianza di Cristo su Giovanni
Giovanni precedette il Cristo sia nel nascere che nell’annunciarlo, ma lo precedette come un umile servo obbediente senza mettersi al di sopra di lui. Quanto grande fu dunque la testimonianza resa a Cristo da Giovanni? Tanto grande, da fargli dire che non era degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali. Egli confessò d’essere solo una lampada accesa da lui e perciò si rifugiò ai suoi piedi per paura che, innalzandosi, venisse spenta dal vento della superbia. Era tanto grande, ch’era creduto il Cristo, e se egli stesso non avesse confessato di non esserlo, sarebbe rimasto l’errore e si sarebbe continuato a credere ch’era lui il Cristo. Il popolo gli tributava onore ed egli lo rifiutava. Qui sta la sua umiltà! La gente sbagliava nel reputarlo più grande di quello ch’era ed egli si umiliava. Egli non voleva la grandezza attribuitagli dalle parole degli uomini, perché aveva compreso che cosa era "la Parola" di Dio.
Giovanni vide il Signore, lo vide, puntò il dito verso di lui e disse: Ecco l’agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo (Gv 1, 29). Eccolo qui. Era già venuto ma non era riconosciuto; per questo la gente si era formato un errato concetto di lui. Ecco, è qui Colui che i Patriarchi desideravano vedere, che i Profeti preannunciarono, ch’era stato prefigurato dalla Legge. Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé i peccati del mondo. Egli rese questa bella testimonianza al Signore e il Signore a lui: Tra i nati di donna – disse – non è sorto nessuno più grande di Giovanni il Battezzatore; chi però è il più piccolo nel regno dei cieli, è più grande di lui (Mt 11, 11).
Abbiamo udito la verace e bella testimonianza resa da Giovanni a Cristo e da Cristo a Giovanni. Che significa dunque il fatto che Giovanni mentre era rinchiuso in carcere, ov’era destinato ad essere ucciso presto, mandò da Cristo i suoi discepoli, e disse loro: Andate e domandategli: Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11, 2-3). A questo si riduce tutto l’elogio che di lui aveva fatto? L’elogio è forse diventato un dubbio? Che cosa dici, Giovanni? A chi lo dici? Perché lo dici? Lo dici al giudice, tu, suo banditore. Sei stato tu a tendere il dito, a mostrarlo, e a dire: Ecco l’agnello di Dio che si addossa i peccati del mondo. Sei stato tu a dire: Tutti noi abbiamo preso dalla sua ricchezza (Gv 1, 16). Sei stato tu a dire: Non sono degno di sciogliere i lacci dei suoi sandali (Gv 1, 27), e adesso tu dici: Sei tu che devi venire o dobbiamo aspettare un altro? Non è proprio lui stesso? E tu chi sei? Non sei forse il suo precursore? Non sei forse tu colui del quale è stato predetto: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te; egli ti preparerà la strada? (Mt 11, 10) Come mai prepari la strada e tu vai fuori strada?
I discepoli di Giovanni tenevano in grande stima il loro maestro; avevano sentito la testimonianza resa da lui a Cristo e n’erano rimasti stupiti; per questo sul punto di morire egli volle che ne avessero la conferma da Cristo. Senza dubbio quelli pensavano tra se stessi: "Costui dice di lui cose tanto grandi, mentre non le dice di se stesso". Andate a chiedergli: non perché io dubiti, ma perché siate informati voi. Andate a chiedergli: sentite da lui ciò che sono solito dire io: avete udito il banditore, abbiate ora la conferma del giudice. Andate a chiedergli: Sei tu che devi venire, o dobbiamo aspettare un altro? Andarono, chiesero, per loro non per Giovanni. E per dare una risposta ad essi Cristo disse: I ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i morti risorgono, ai poveri è annunciata la salvezza. Voi mi vedete, riconoscetemi: vedete le opere, riconoscete chi le compie. E beato chi non si scandalizzerà di me (Mt 11, 4-6). Ma questo lo dico di voi, non di Giovanni. Poiché per farci capire che non lo diceva di Giovanni, Cristo cominciò a parlare di Giovanni alla folla mentre quelli se ne andavano (Mt 11, 7): fece l’elogio veridico di lui chi era verace, anzi la Verità.
Buona domenica “Gaudete” .
martedì 6 dicembre 2011
8 Dicembre Solennità dell'Immacolata Concezione
I Papi e l'Immacolata
La stola bianca indossata dal Papa al posto di quella tradizionale rossa, a sottolineare la solennità mariana. Il coro spagnolo che accompagna il momento conclusivo della breve preghiera ai piedi della statua. La deposizione dell'omaggio floreale, la cui composizione è curata dagli addetti ai Giardini vaticani. Sono alcune caratteristiche del rito che avrà luogo in Piazza di Spagna l'8 dicembre, indicate dal maestro delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, monsignor Guido Marini, alla vigilia della visita di Benedetto XVI all'Immacolata.
Il monumento fu costruito per ricordare la definizione da parte di Pio IX, l'8 dicembre 1854, del dogma del concepimento sine macula della Vergine. Duecento vigili del fuoco pontifici collocarono la statua bronzea della Vergine sulla colonna marmorea - entrambe progettate da Luigi Poletti - poi offrirono una corona di fiori deposta sulla sommità. Lo stesso Papa Mastai Ferretti l'8 dicembre 1857 inaugurò il monumento da una tribuna posta davanti al Palazzo dell'Ambasciata di Spagna, avviando di fatto la tradizione dei pellegrinaggi.
Nel 1908 la vicina parrocchia di sant'Andrea delle Fratte cominciò a organizzare e a regolare il flusso dei fedeli romani e, a partire dal 1938, la Pontificia Accademia dell'Immacolata curò l'organizzazione dell'avvenimento, che assunse le caratteristiche odierne: ai pompieri, all'ambasciatore di Spagna, ai religiosi e chierici della città, ai rappresentanti di collegi, seminari, confraternite e al laicato cattolico, si uniron0 in forma ufficiale le autorità civili cittadine, provinciali e regionali, le associazioni dei lavoratori comunali e delle altre realtà produttive dell'Urbe.
Dopo la fine dello Stato Pontificio fu Pio XII - romano di nascita - il primo Papa a recarsi personalmente a compiere l'atto di omaggio all'Immacolata. L'occasione, l'8 dicembre del 1953, fu l'inizio dell'Anno Mariano. E Giovanni XXIII, a poco più di un mese dalla sua incoronazione, vi si recò per la prima volta, nel 1958 per poi tornarvi nel 1960 e nel 1961.
Dopo di lui il gesto divenne consuetudine con Paolo VI, che vi andò anche nel pomeriggio dell'8 dicembre 1965, dopo la solenne chiusura del concilio Vaticano II e che nel periodo della crisi petrolifera si recò in Piazza di Spagna con la carrozzella trainata da un cavallo.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno mantenuto viva la tradizione.
Il monumento fu costruito per ricordare la definizione da parte di Pio IX, l'8 dicembre 1854, del dogma del concepimento sine macula della Vergine. Duecento vigili del fuoco pontifici collocarono la statua bronzea della Vergine sulla colonna marmorea - entrambe progettate da Luigi Poletti - poi offrirono una corona di fiori deposta sulla sommità. Lo stesso Papa Mastai Ferretti l'8 dicembre 1857 inaugurò il monumento da una tribuna posta davanti al Palazzo dell'Ambasciata di Spagna, avviando di fatto la tradizione dei pellegrinaggi.
Nel 1908 la vicina parrocchia di sant'Andrea delle Fratte cominciò a organizzare e a regolare il flusso dei fedeli romani e, a partire dal 1938, la Pontificia Accademia dell'Immacolata curò l'organizzazione dell'avvenimento, che assunse le caratteristiche odierne: ai pompieri, all'ambasciatore di Spagna, ai religiosi e chierici della città, ai rappresentanti di collegi, seminari, confraternite e al laicato cattolico, si uniron0 in forma ufficiale le autorità civili cittadine, provinciali e regionali, le associazioni dei lavoratori comunali e delle altre realtà produttive dell'Urbe.
Dopo la fine dello Stato Pontificio fu Pio XII - romano di nascita - il primo Papa a recarsi personalmente a compiere l'atto di omaggio all'Immacolata. L'occasione, l'8 dicembre del 1953, fu l'inizio dell'Anno Mariano. E Giovanni XXIII, a poco più di un mese dalla sua incoronazione, vi si recò per la prima volta, nel 1958 per poi tornarvi nel 1960 e nel 1961.
Dopo di lui il gesto divenne consuetudine con Paolo VI, che vi andò anche nel pomeriggio dell'8 dicembre 1965, dopo la solenne chiusura del concilio Vaticano II e che nel periodo della crisi petrolifera si recò in Piazza di Spagna con la carrozzella trainata da un cavallo.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno mantenuto viva la tradizione.
Vergine amabilissima, che sino ab eterno foste l'oggetto prediletto de' Divini Amori, ottenete anche a noi tutti di farvi sempre caro oggetto di nostra devozione.
Ave Maria... Dio ti Salvi o Maria, nostra Madre Dolce e Pia, oh Maria nostra Avvocata o Concetta Immacolata.
Tota pulchra es Maria !
Et macula originalis non est in te!
Tu Gloria Jerusalem!
Tu Laetitia Israel!
Tu honorificentia populi nostri, tu advocata peccatorum!
Oh Maria! Oh Maria!
Virgo Prudentissima, Mater Clementissima!
Ora pro nobis, intercede pro nobis; ad Dominum Jesum Christum!
In Conceptione tua Virgo Immaculata fuisti.
Ora pro nobis Patrem cujus Filium peperisti.
Felix es, sacra Virgo Maria, et omni laude dignissima.
Quae serpentis caput virgineo pede contrivisti.
***************************************************
Predica
8 Dicembre 2011
di padre Konrad Festa
della Immacolata
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
"La
Santissima Vergine Maria, nel primo istante della Sua Concezione, per singolare
Grazia e privilegio di Dio Onnipotente, e in vista dei meriti di Cristo Gesù +
Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia del
Peccato Originale".
Questo
è il Dogma dell'Immacolata Concezione proclamato nella Bolla Ineffabilis Deus
del beato Pio IX nell'anno 1854.
Cosa
era questa macchia del Peccato Originale? Era lo stato di peccato mortale
ereditato da tutti i figli di Eva insieme a una debolezza dell'intelletto e
della volontà, di un certo staccamento dalle passioni, dal dominio della
ragione. Da questa macchia di cui vediamo così chiaramente gli effetti in noi
stessi e in tutti gli uomini, la Santissima Vergine Maria fu preservata.
Ma
la Santissima Vergine dal primo istante della Sua Concezione fu preservata non
solo dal Peccato Originale, ma anche dal peccato personale, come dichiara il
sacro Concilio di Trento nelle seguenti parole: La Chiesa mantiene che la Beata
Vergine mediante un privilegio speciale di Dio, poteva evitare tutti i peccati,
anche veniali, durante tutta la Sua vita. Così che può essere applicata a Lei
la frase del Cantico dei Cantici: Tutta bella sei tu, o mia diletta, e macchia
non è in te (Ct.4,7).
Sant'Alfonso
M. de Liguori commenta: " Da che Ella ebbe uso della ragione, cioè, dal
primo istante della sua immacolata concezione nell'utero della Santa Anna, sin
da allora cominciò con tutte le sue forze ad amare il Suo Dio, e così seguì a
far sempre più avanzandosi nella perfezione, nell'amore, in tutta la Sua vita.
Tutti i Suoi pensieri, i desideri, gli affetti, non furono che di Dio, non
disse parola, non fece torto, non diede occhiata, non un respiro che non fosse
per Dio e per la Sua gloria, senza mai storcere un passo, senza mai distaccarsi
un momento dall'amore Divino, la Concezione Immacolata, la preservazione dal
Peccato Originale e personale è la condizione sublime della purezza, della
santità e gloria della Beatissima Vergine Maria, la condizione per la Sua
immersione nella Luce Divina".
Nelle
parole di san Bernardo: "Con ragione si presenta Maria ammantata di Sole -
dice con l'immagine a riguardo dell'Apocalisse - Lei che ha penetrato oltre
ogni nostra immaginazione l'abisso profondissimo della Divina Sapienza, così
che per quanto lo consente la condizione di una creatura, Ella appare come
immersa in quella Luce inaccessibile".
Questa
sublime purezza della Beatissima Vergine fu rivelata all'Anima del Sommo Pontefice
Beato Pio IX, egli raccontò che: " mentre Dio proclamava il Dogma per la
bocca del Suo Vicario, Dio stesso dette al mio spirito un conoscimento sì
chiaro e sì largo dell'incomparabile della purezza della Santissima Vergine
che, inabissato nella profondità di questa conoscenza, cui nessun linguaggio
potrebbe descrivere, l'anima mia restò inondata di delizie inenarrabili, di
delizie che non sono terrene, nè potrebbero provarsi che in Cielo. Nessuna
prosperità, nessuna gioia di questo mondo potrebbe dare di quelle delizie la
minima idea, ed io non temo affermare che, il Vicario di Cristo, ebbe bisogno
di una grazia speciale per non morire di dolcezza sotto l'impressione di
cotesta cognizione, di cotesto sentimento della bellezza incomparabile di Maria
Immacolata".
Proviamo,
carissimi fedeli, a crescere ogni giorno nella nostra devozione all'Immacolata
Concezione, che a causa della Sua vicinanza a Dio e del Suo profondo Amore
materno verso ognuno di noi, Ella è l'Avvocata più potente che ci sia per noi
presso l'Altissimo, affidiamoLe i nostri affanni, onoriamola con la nostra
Preghiera, con il Santo Rosario, amiamoLa nei nostri cuori.
Amen.
domenica 4 dicembre 2011
Seconda Domenica di Avvento 2011
Predica del 4 Dicembre 2011 di padre Konrad Seconda Domenica di Avvento
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Domenica scorsa abbiamo meditato, carissimi fedeli, sulla venuta del Bambino Gesù + nelle nostre anime, a Natale, in modo spirituale, ma bisogna sapere che, questa venuta spirituale nelle nostre anime è solo l'ombra della Sua venuta Sacramentale.
Sarebbe triste, davvero, di ricevere il Signore solo spiritualmente, alla Santa Festa di Natale, quando potremmo riceverLo anche sacramentalmente.
Per questo, se siamo nel peccato mortale, dobbiamo confessarci prima di Natale, ma anche se siamo solo nel peccato veniale, dobbiamo confessarci per riceverLo più degnamente, il nostro Creatore e Signore, sotto il tetto del nostro cuore.
L'importanza dell'unione sacramentale al Bambino Gesù + è già evidente nel nome del luogo della Sua nascita, Betlemme, che significa "Casa del Pane", non è un caso che Lui è nato in questo luogo, perchè nei progetti di Dio non esiste il "caso", ma tutto avviene proprio secondo i consigli eterni di Dio, profetizzati dai Profeti, e in questo caso dal Profeta Michea e dichiarati dai pontefici Ebrei con le parole: " e da Betlemme che deve uscire il Capo di Israele".
E' nato, dunque, nella Casa del Pane Colui che disse di se stesso: "Io sono il pane vivo disceso dal Cielo", e in un altro passo: "Questo è il pane disceso dal Cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono; chi mangia questo pane vivrà in eterno" (Gv.6).
In questo Tempo sacro di Avvento ci prepariamo, dunque, per l'unione sacramentale con Gesù Cristo + in forma di un piccolo Bambino, presentato a noi dalla Sua tenera Madre, l'incomparabile e Santissima Vergine Maria.
Nelle parole di Dom Guéranger: "Perchè questo Mistero si compia con maggior dolcezza, il dolce Frutto di Betlemme, si dispone dapprima a penetrare in noi sotto le sembianze di un Bambino, il più bello di tutti i figli dell'uomo. Lui vuole unirsi agli uomini perchè, essendo Lui la vita stessa, vuole che tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza, e perchè vuole trasformarci in Lui, in modo che non siamo più noi a vivere ma Lui che vive in noi".
La realtà di questa unione sacramentale a Gesù Cristo + sotto la forma del Divino Bambino viene espresso in una esperienza mistica di Santa Suor Faustina Kowalska, il cui Diario è da raccomandare a tutti, scrive la Santa che: una volta durante la santa Messa, a lei le apparve la Madonna con il Bambino Gesù e San Giuseppe e scrisse:
"la Madonna Santissima mi disse: - Eccoti il Tesoro più prezioso - e mi diede il Bambino Gesù. Gli dissi: - Io so che Voi siete il mio Signore e Creatore benchè siate così piccolo - Il Signore allungò le Sue braccia e mi guardò sorridendo. Il mio spirito era di una gioia incomparabile. Gesù scomparse all'improvviso e la Santa Messa era giunta la momento di accostarsi alla Santa Comunione. Andai subito assieme alle suore a prendere la Santa Comunione con l'anima ripiena della Sua Presenza, dopo la Santa Comunione sentii nel mio intimo queste parole: - Io sono nel tuo cuore quello stesso che hai tenuto in braccio -"
Carissimi fedeli, sappiamo bene che lo scopo della nostra vita è l'imitazione di Gesù Cristo + Lui è il modello di ogni virtù, imitando Lui dunque, con l'aiuto della grazia, diveniamo perfetti. A Natale si presenta a noi come un Bambino per insegnarci, tra l'altro e senza dubbio, ad imitarLo anche come era da Bambino: semplice, trasparente, innocente, docile, umile, mite, dolce, amorevole. Che questo sia il nostro atteggiamento in Avvento, a Natale e sempre. Verso altrui, ma soprattutto verso di Lui, per unirci più intimamente e più perfettamente a Lui spiritualmente, sacramentalmente, e dopo questa vita in terra, definitivamente in Cielo, alla gloria del Suo Santo Nome.
Amen.
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia lodato Gesù Cristo +
(Predica trascritta dall'audio, quasi in tempo reale, e non rivista da padre Konrad, ma ve la offriamo ugualmente per continuare bene questo Tempo di Conversione)
Vogliamo sottolineare alcune parole espresse dal Santo Padre stamani all'Angelus, 4 dicembre, e di come queste confermano le parole espresse da Padre Konrad sulla necessaria conversione e confessione almeno (almeno!) prima di Natale.....
Dice il Santo Padre Benedetto XVI:
" L’appello di Giovanni va dunque oltre e più in
profondità rispetto alla sobrietà dello stile di vita: chiama ad un
cambiamento interiore, a partire dal riconoscimento e dalla
confessione del proprio peccato. Mentre ci prepariamo al
Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una
verifica sincera sulla nostra vita."
domenica 27 novembre 2011
Prima Domenica di Avvento 2011
Predica del 27 Novembre
2011 di padre Konrad Prima Domenica di
Avvento
(Predica trascritta dall'audio, quasi in tempo reale, e non rivista da padre Konrad, ma ve la offriamo ugualmente per cominciare bene questo Tempo di Conversione)
In nomine Patris, et Filii,
et Spiritus Sancti.
Carissimi fedeli, oggi
comincia l'Anno Liturgico della Chiesa e, allo stesso tempo, il Santo
Tempo dell'Avvento in cui ci ricordiamo della venuta del Signore a
Natale, preparandoci per essa, con una preparazione interna delle nostre
anime. Più seria sarà la nostra preparazione in Avvento, più grande
sarà il frutto spirituale per noi a Natale.
Di fatti, ogni Festa della
Santa Chiesa può portarci un frutto spirituale, ogni anno che
assistiamo alla celebrazione della Festa di Natale, possiamo ricevere
di nuovo un frutto spirituale dal Bambino Gesù +. Prepariamoci, dunque,
bene per questa Festa almeno questo anno.
Come ci possiamo preparare?
Innanzi tutto la
preparazione si deve adeguare alla Festa, mentre in Quaresima ci
mortifichiamo in unione alla sofferenza di Nostro Signore per godere poi
della Sua Vita gloriosa a Pasqua, in Avvento ci discipliniamo
piuttosto in una specie di attesa allegra del Bambino Divino. Non
cerchiamo grandi piaceri in questo Tempo anticipando le gioie di
Natale, ma aspettiamo la Festa natalizia per prendere in essa la nostra
gioia.
Vediamo dunque che una
certa disciplina, uno spirito di moderazione in tutte le cose ci
conviene a questo Tempo. Inoltre come in vista di ogni grande Festa
della Chiesa, la purificazione dell'anima è richiesta. Se noi viviamo
nel peccato mortale, adesso è il tempo per convertirci e fare penitenza,
docili agli ammonimenti di san Giovanni Battista, lo stesso vale per
il peccato veniale e altrettanto per le nostre imperfezioni.
Perché perseveriamo nel
peccato e nelle imperfezioni quando sappiamo che a Dio non piace? San
Paolo ci dice oggi: la notte è trascorsa, il giorno è vicino, rigettiamo
dunque le opere delle tenebre e vestiamoci delle armi della luce, non
viviamo dei piaceri eccessivi e dei sensi, nell'immodestia, nei
conflitti con altri, ma vestiamoci nel Signore Gesù Cristo +.
Noi abbiamo la Fede, se
siamo nel peccato e non sentiamo la forza, né il coraggio, né la voglia
di combatterlo, preghiamo il Signore che ci darà la forza, l'ora è
venuta, adesso, per svegliarci dal sonno - dice san Paolo - e per essere
concreti ci chiediamo cosa è il nostro peccato o vizio dominante,
riflettiamo, e quando ce ne siamo accorti tiriamone le conseguenze e
combattiamolo.
In una parola, il nostro
compito nell'Avvento è quello della conversione, di preparare il nostro
cuore alla Sua venuta, come un Presepio degno dell'Altissimo, meditiamo
spesso sulla Sua venuta imminente leggendo l'inizio del Vangelo di san
Luca, e visitandoLo nel Tabernacolo.
Dom Guéranger scrive:
Durante il Tempo di Avvento Nostro Signore bussa alla porta dei cuori
degli uomini, talvolta forte, talvolta piano. Lui viene per chiedere se
hanno un posto per Lui, perché vuole essere nato nella loro casa. La
casa è comunque la Sua, perché Lui l'ha costruita e la conserva, ma si
lamenta che i suoi hanno rifiutato di riceverLo, almeno la maggior
parte. Preparatevi dunque a vederLo nato dentro di voi, più bello, più
radiante, più potente che l'avete mai conosciuto.
Questo, dunque, il nostro
compito in Avvento che proviamo a fare con tutto il cuore, con
l'intercessione della Santissima Madre di Dio, come anticipo del nostro
incontro definitivo con il Signore in Cielo.
Amen
In nomine Patris, et Filii,
et Spiritus Sancti.
Sia
lodato Gesù Cristo +giovedì 24 novembre 2011
Il Supremo Giudizio
(Predica riportata dall'audio e non rivista da Padre Konrad)
Predica
del 20 Novembre 2011 di padre Konrad Il
Supremo Giudizio
In
nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.
"Tutte
le genti della terra vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del Cielo,
con grande potenza e gloria, e manderà i suoi Angeli con la tromba e con gran
voce, per radunare i suoi eletti dai quattro venti, da una estremità all'altra
dei cieli", così il Nostro Signore Gesù Cristo + ci parla oggi, del
supremo Giudizio, un dogma di fede espresso nel Credo con le parole: "di
là ha da venire a giudicare i vivi e i morti".
Sappiate,
carissimi fedeli, in primo luogo che c'è un duplice giudizio: uno particolare
ed uno in generale.
Il
Giudizio particolare avviene subito, dopo la nostra morte, quando ognuno di noi
si farà, nelle parole del Catechismo di Trento, giustissimo esame davanti a Dio
di quanto ha operato, detto e pensato.
Il
Giudizio generale, o supremo, avviene alla fine del mondo davanti a tutte le
persone che hanno mai vissuto e vivranno su questa terra.
Dopo
il Giudizio particolare, l'anima sarà consegnata o al Paradiso, o all'Inferno,
o al Purgatorio; dopo il Giudizio generale l'anima ad essa riunita al corpo
procederà al Paradiso o all'Inferno, poiché il Purgatorio non durerà che fino
al Giudizio generale.
Il
duplice Giudizio corrisponde al duplice carattere dell'uomo che è allo stesso
tempo individuo e membro della società umana, nel Giudizio particolare sarà
giudicato come individuo, nel Giudizio generale sarà giudicato come membro
della società.
Carissimi
fedeli, questa è la realtà per cui, tutta la nostra vita, deve essere una
preparazione, facciamo dunque un buon esame di coscienza ogni sera,
confessiamoci bene prima di Natale, assistiamo sempre alla Santa Messa
domenicale, evitando ogni cattiveria in azione e in parole, ogni fornicazione,
ogni egoismo, conducendo una vita santa e buona onde possiamo, di nuovo con le
parole del Catechismo di Trento, con maggior sicurezza d'animo aspettare il
gran giorno del Signore, anzi, desiderarLo con sommo ardore come si conviene ai
Figli di Dio quando, dopo le lotte di questa vita di angosce, il giusto sarà
dichiarato vincitore davanti a tutti gli uomini, e entrato nella Patria Celeste
vi riceverà onori Divini ed eterni.
Amen.
In
nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia
lodato Gesù Cristo +
venerdì 18 novembre 2011
Ancora Festa di Cristo Re
Come sappiamo il Calendario Liturgico si conclude, ogni anno, con la Festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo.... nella Santa Messa di sempre questa Solennità si celebra qualche domenica prima, mentre oggi, la maggior parte della Chiesa la celebra qualche domenica dopo....
Senza polemizzare noi invece ne vogliamo approfittare per ricordare nuovamente la regalità di Cristo Re e vi offriamo l'Omelia di Padre Konrad di quest'anno liturgico conclusivo...
(Predica tratta dall'audio e non rivista ed eventualmente corretta da Padre Konrad )
Senza polemizzare noi invece ne vogliamo approfittare per ricordare nuovamente la regalità di Cristo Re e vi offriamo l'Omelia di Padre Konrad di quest'anno liturgico conclusivo...
Predica
del 30 ottobre 2011 di padre Konrad
Festa
di Cristo Re dell'Universo
In
nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Talvolta
qualcuno chiamerà la Chiesa "trionfalista" come se fosse una società
mediocre, puramente umana, centrata sul mero uomo, una società che non abbia
niente su cui gloriarsi, come se dovesse prendere un posto modesto vicino alle
altre religioni e, modestamente, tacere.
La
realtà carissimi fedeli, però, è ben diversa: la Chiesa è una società perfetta
animata dallo stesso Spirito Santo, santificante, infallibile, tutta pura,
l'immacolata Sposa di Cristo. Le altre religioni sono tutte false, i loro
seguaci devono convertirsi, devono essere evangelizzati, catechizzati,
battezzati e santificati, sottomessi al dominio di Cristo Re, Re di tutti gli
uomini, non c'è un altra via di salvezza perché Cristo è Dio, l'unico Dio,
"uno simile a Figlio d'uomo - dice san Giovanni - con occhi fiammeggianti
come fuoco, la voce simile al fragore di grandi acque, che nella destra teneva
sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio, il Suo
volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza e mi disse: - Io
sono l'Alfa e l'Omega, il Vivente, Io ero morto ma ora vivo per sempre ed ho
potere sopra la morte e sopra gli inferi".
Dunque,
il Nostro Signore Gesù Cristo + che è già Re dell'Universo, Pantocrator, sia da
Dio sia da Uomo in virtù dell'unione ipostatica fra la Sua divinità e la Sua
umanità, è anche Re di tutti gli uomini in virtù della Sua Passione e Morte in
Croce.
La
Santa Chiesa Cattolica non si vergogna di Lui, dunque, che altrimenti si
vergognerà di Lei davanti al Suo Padre e ai Suoi Angeli, bensì esulta
soprattutto oggi nella Festa di Cristo Re, quando ricorda il Suo trionfo su
Satana, sul peccato e sulla morte, esulta per Lui ed anche per se stessa,
perché sa con certezza assoluta che seguendo il suo Re sul campo di battaglia
di questo mondo, trionferà anche Lei.
Quaggiù
facciamo parte della Chiesa Militante, militante contro i Principati e le
Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del
male che abitano nelle regioni celesti, e ci gloriamo di combattere sotto i
vessilli di Cristo Re (nelle parole dell'ultima preghiera di questa Santa
Messa), per poter regnare con Lui dopo come Chiesa Trionfante in Cielo, per
sempre.
La
parola "trionfalista" come la parola "tradizionalista" sono
parole moderne invitate da persone moderne per presentare come falso e male ciò
che è vero e bene.
La
Chiesa ha sempre visto la nostra vita terrena come una lotta dura contro i
nemici della nostra salvezza, cioè, il mondo, la carne, il diavolo.
Il
mondo, tutto ciò che ci circonda che sia male, le cattive compagnie, le
pubblicità (persino su questa chiesa), i fiori del male sparsi attraverso i
tratti interminabili del computer, la carne, tutti i desideri, gli istinti, le
emozioni che lottano contro la ragione, e il diavolo, lui che aumenta i nostri
disagi in tutto, obnubilando la nostra fede e la nostra fiducia in Dio
insinuando pensieri cattivi, negativi, meschini nella mente, ingannandoci e
seducendoci.
Contro
questi nemici noi lottiamo in collaborazione con Nostro Signore Gesù Cristo + una
collaborazione che culminerà nella Sua gloriosa vittoria sul mondo.
Questa
è la visione della Chiesa, la visione tradizionale che, come tutto ciò che è
tradizionale nella Chiesa è da accettare da noi come pienamente cattolica.
Gloriamoci,
dunque, di combattere sotto i vessilli di questo Re vestito di una Corona e di
una Porpora più gloriose di quelle di tutti i re che abbiano mai vissuto su
questa terra, essendo gli strumenti dell'opera del Suo Divin Amore; gloriamoci
nel Nostro Re, per cui saremo onorati di versare la nostra vita, come Lui ha
versato la Sua per noi fino all'ultima goccia del Suo preziosissimo Sangue; gloriamoci
di seguirLo in questa vita non con l'arroganza e la superbia, però, bensì nella
profondissima umiltà portando la nostra croce dietro a Lui, consapevoli solo
della Sua infinita maestà e della nostra iniquità e della nostra nullità, la
nostra iniquità che l'ha messo in Croce, e seguendoLo così nell'umiltà,
rinnegandoci, e portando la nostra croce vinceremo nella battaglia contro i
nostri nemici, e trionferemo e regneremo con Lui per sempre nella gloria della
Patria Celeste.
Amen
In
nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia
lodato Gesù Cristo +
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