QUICUMQUE VULT SALVUS ESSE, ANTE OMNIA OPUS EST, UT TENEAT CATHOLICAM FIDEM

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domenica 31 ottobre 2010

Omelia di padre Konrad Zu Loewenstein per la festa di Cristo Re 31,10,2010

In Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen

Nostro Signore Gesù Cristo, il cui nome sia sempre benedetto, è re come Dio e come uomo.
E' re come Dio in quanto possiede assieme al Padre allo Spirito Santo il potere più alto e più perfetto su tutto l'universo. E' re come uomo in virtù dell'intima unione tra la sua divinità e la sa umanità. e sull'umanità in particolare in virtù della Redenzione che gli diede il dominio assoluto su tutti gli uomini. E' re di tutti gli uomini: battezzati e non battezzati ; cedenti e non credenti; e non solo di ogni individuo, ma anche di ogni famiglia, di ogni istituto, di ogni società, di ogni paese e di ogni nazione. Il papa Leone XIII dichiara: " L'impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici ma abbraccia anche quanti sono privi di fede cristiana; di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo". E il papa Pio XI nella enciclica: 'Quas Primas' su Cristo Re aggiunge: "Non vi è differenza fra gli individui e le società domestica e civile. E' Lui solo la fonte della salvezza privata e pubblica", come sta scritto negli Atti degli Apostoli: "in nessun altro c'è salvezza, ne sotto il cielo altro nome è stato dato agli uomini mediante il quale possiamo essere salvati". E' Lui solo l'autore della felicità e della prosperità sia per i singoli cittadini, sia per gli stati. Il regno di Cristo è sociale dunque ma anche e soprattutto spirituale: "Il mio regno non è di questo mondo" dice a Pilato. Pio XI scrive: " Questo regno, nei vangeli, viene presentato in tal modo che gli uomini debbano prepararsi ad entrarvi per mezzo ella penitenza e non possano entrarvi se non per la fede e per il battesimo. Questo regno è opposto unicamente al regno di Satana e alla potestà delle tenebre e richiede dai suoi sudditi non solo l'animo distaccato dalle ricchezze e dalle cose terrene, la mitezza dei costumi, la fame e sete di giustizia; ma anche che essi rinneghino sé stessi e prendano la loro croce." Più avanti nell'enciclica il papa aggiunge a queste virtù: le virtù dell'umiltà e ella carità. Essere membro del regno di Cristo consiste dunque nell'imitazione di Cristo; nell'imitazione della sua regalità come si è manifestata a noi durante la sua vita terrena. Non nell'esercizio della sua potestà regale, non nello splendore dei fasti ne nella vita raffinata dei re terreni; ma nella sottomissione alla volontà del suo padre, nella mitezza, nella povertà e bell'abiezione, la più totale. questa sua regalità non si manifesta mai più chiaramente che nell'ora della sua passione e della sua morte, quando i soldati, intrecciata una corona di spine glie la posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quando gli venivano davanti e gli dicevano:" Salve, re dei giudei" e gli davano schiaffi. E quando sotto l'iscrizione: Gesù nazareno, il Re dei Giudei, portando la stessa corona e vestito allora della porpora regale della su carne lacerata muore per amore di noi sul legno duro della croce. E da questa croce, da questo trono infinitamente più bello e più glorioso di tutti i troni di tutti i ree tutti gli imperatori di questa terra ci chiama ad avvicinarci a Lui ed ad abbassarci davanti all sua maestà divina e ad offrirgli la nostra vita intera, fino al'ultima goccia del nostro essere; a vivere, a soffrire ed a morire con Lui in terra, per regnare con lui e la Madonna Santa per sempre in cielo. Amen.

In Nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.