QUICUMQUE VULT SALVUS ESSE, ANTE OMNIA OPUS EST, UT TENEAT CATHOLICAM FIDEM

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lunedì 27 ottobre 2014

Festa di Cristo Re

Pubblichiamo l'Omelia del rev. do Padre Cyrille


Ricordiamo che per ricévere la comunione, i catlici dévono èssere in stato di Grazia.
Nel rito romano antico, la comunióne si ricéve sempre sulla lingua, e se fisicaménte possìbile, in ginòcchio.
Sàbato pròssimo è la fèsta di tutti santi. La messa sarà celebrata alle 11.
La solennità dei defunti quest’anno sarà celebrata lunedì 3, perché il due è una doménica.
Celebrerò tre messe basse di Requiem iniziando alle 8, e dopo andremo alla tomba del primo rettóre di questa chiesa, che è nella cripta, per fare le preghiere di assoluzióne e ottenere l’indugenza  plenaria.
È possìbile ottenere quest’indulgénza tutti i giorni della prima settimana di novembre visitando un cimetèro o una tomba (o la tomba della cripta dopo la messa, ma soltanto visibile con una  torcia )
Ùltimo Annuncio: questo martedì è la festa  dei santi Simone e Giuda, patroni di questa chiesa. Per questa occasione, i due reliquiari preziosi sono esposti sull’altare tutta la settimana.

"L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e divinità e la sapienza e la forza e l'onore. A lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli."

Fratelli,

Questo estratto dell'Intr
òito della Messa di Cristo Re, che si cèlebra oggi (ùltima Doménica di Ottóbre nel calendario tridentino), ci ricòrda di un eleménto fondamentale della fede cattòlica, che a volte sembra èssere fuori posto nella società di òggi: la regalità universale di Cristo.

Sì, Gesù Cristo è il Re, e
a più di un tìtolo. In primo luogo a causa della sua natura divina, per la quale tutto ciò che esiste Gli è necessariamente sottomésso, poiché tutto ciò che esiste, esiste da Lui e per Lui.
E anc
óra, è re a càusa della dignità della sua natura umana che, unita alla sua natura divina, ne ha ricevuto una nobiltà ineguagliàbile. Questo è ciò che il profèta Daniele vide: "Un Figlio dell'uomo" vieniénte  sulle nubi del cielo al quale "fùrono donati  potére, glòria e régno; tutti i pòpoli, tutte le nazióni e tutte le lingue Lo servìrono. "
Gesù è
infine re per dirìtto di conquista attravèrso la Sua croce e per la testimoniànza che Egli ha reso per la Verità. Lui, "il testimòne fedéle" è venùto a ristabilìre la verità. La regalità di Cristo è la regalità della Verità che régna con la sóla fòrza di persuasióne che esèrcita sulle ménti e i cuòri... "io sono re [e] sono venuto nel mondo per questo: per réndere testimonianza alla Verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce", si ascolta nel Vangelo di oggi.

Fratelli,
N
ói cattòlici dobbiamo affermare fòrte e chiara la regalità di Cristo, di fronte ai nostri contemporànei che dùbitano di poter sapére ciò che è vero e ciò che è falso e se esiste qualcòsa di cèrto! Poiché, se nulla di cèrto si può dire, allora la vita umana non ha uno scòpo sicùro, non esìste una vàlida ragione per vìvere; ècco còsa pòrta, specialménte i gióvani in Occidente, alla disperazióne e alla rivòlta. Venéndo a testimoniare la Verità, Cristo affronta il problèma più fondamentale della vita umana.

Viviamo in un pa
ése dóve la regalità manca da troppo tempo per non avere fatto scomparìre le certézze su cèrte còse. Dobbiamo quindi sottolineare il trìplice potere inerénte a qualsiasi regalità: il potere di legiferare, di giudicare e di far eseguire le Sue sentenze.

Cristo
dunque, possiede tali poteri al grado suprèmo: è legislatóre attravèrso la legge naturale che govèrna l'intero universo nella sua ricca diversità, ed è legislatore nell'ordine soprannaturale, attravèrso il Decàlogo e la nuova legge del Vangelo.
Infine, è il giudice, "Il padre non giùdica nessuno, ma ha dato al Figlio ogni potere di giudicàre," afférma  ancora il Signóre nel Vangèlo di  San Giovanni.
Questo giudizio è
di órdine soprannaturale perché riguarda le ànime, ma è anche di órdine naturale, perché è «inseparabile dal diritto di premiare o punire gli uomini, anche durante la loro vita [terrena]", scrisse Pio XI, a cui si deve l'istituzione della festa di Cristo Re.

Fratelli,
La regalità di Cristo è universale e non conosce limitazione di tempo, di luogo o di persona ... E se Gesù disse a Pilato che il suo regno non è di questo mondo, non significa che Gesù non es
èrcita la sua regalità in questo mondo, ma che il suo regno è di orìgine divina e quindi nessuno ha il potere di sottràrGlielo. Ècco perché Egli non ha bisogno di guardie che combattono per Lui ... ha bisogno che le nòstre intelligenze si àprano alla sua testimonianza.

Questa f
èsta di Cristo Re ci invita a "combàttere valorosaménte e instancabilménte, sótto la bandiera di Cristo Re", in mòdo che il suo régno arrivi "in terra come in cielo" ... Noi diciamo questa preghiera ògni giorno, ma comprendiamo che còsa signìfica quésto per noi?

I sold
àti più valorósi di Cristo Re sono stati senza dubbio martiri che, nei primi sècoli come oggi in alcune parti del mondo, hanno scelto di versare il loro sangue e dare la propria vita piuttòsto che rinunciare ad un regno totale di Cristo sulla loro vita.
L'affermazi
óne dél régno di Cristo è questa: non una questione di folklore, ma la dichiarazione sicura e ferma, fino al martirio, se necessario, della supremazia della regalità di Cristo, regno di amore e di verità.
Sia Lodato Gesù Cristo+

venerdì 24 ottobre 2014

Solennità di tutti i Santi



Predica 1 Novembre 2011 di padre Konrad Festa di Tutti i Santi

In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.
Carissimi fedeli, l'unico scopo della vita umana è la nostra santificazione, per questo siamo stati creati, per nient'altro che questo.
Il Signore ci da ottanta o novanta anni di vita, normalmente, solo per questo.
Se noi arriviamo alla fine dei nostri giorni e non siamo ancora santi, abbiamo fallito.

Cosa è la Santità?

La santità è la perfezione della Carità, ossia, la perfezione dell'Amore sovrannaturale, nel senso assoluto dei termini la santità, la perfezione della Carità, la perfezione dell'Amore sovrannaturale è solo Dio stesso, Dio è la santità, Dio è la Carità, e Dio che è la santità e la Carità ci comanda di essere Santi anche noi: "siate Santi, perchè Io sono Santo", dice il Signore quattro volte nel Libro del Levitico.
Ma cosa è la santità per noi? Cosa è la perfezione della Carità per gli uomini?
Nostro Signore Gesù Cristo + risponde: "nessun uomo ha un amore più grande di questo, di dare la sua vita per i suoi amici". Parla della santità, parla della perfezione dell'amore per un uomo, per noi, esprime la santità in termini di quell'atto che Lui ha compiuto da uomo per salvare il mondo. Questa è dunque la santità per noi: dare la nostra vita per i nostri amici.
Per quali amici? Per Dio stesso, perché Dio è il nostro più grande, più caro e amorevole Amico, è in un certo senso il nostro unico Amico, perché Lui ci ha creati, ci conserva in esistenza, ci ha dato e ci da tutto ciò che siamo e che abbiamo; ci ha redenti con la Sua Passione e la Sua Morte e ci vuol dare tutto a noi, cioè Se Stesso e per sempre.

Dobbiamo, dunque, dare la nostra vita per Lui in primo luogo e in assoluto, e poi dobbiamo dare la nostra vita per il nostro prossimo, questo in secondo luogo e in modo relativo, perchè amiamo il prossimo solo in Dio e a causa di Dio, questo difatti è il soggetto del Comandamento nuovo del Signore: che vi amiate gli uni e gli altri, come Io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Questa stessa perfezione dell'amore viene insegnata in due altri testi particolari della Sacra Scrittura, il primo testo è: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutte le tue forze e il prossimo come te stesso", il secondo testo è quello dei Dieci Comandamenti di cui i primi tre stabiliscono l'amore per Dio e gli altri sette stabiliscono l'amore per il prossimo: chi mi ama - dice il Signore - tiene i miei Comandamenti.
Per spiegare meglio ciò che sono i Dieci Comandamenti bisogna sapere che non solo vietano ciò che è peccato, ma che anche ci incitano alla perfezione della Carità.

E difatti lo scopo della vita umana non è solo di evitare il peccato, soprattutto il peccato mortale per poter raggiungere il Cielo, bensì di perfezionarci, come ho detto all'inizio di questa Omelia, per raggiungere quel grado di gloria in Cielo che Dio ha stabilito per noi prima della creazione del mondo.

Guardiamo un attimo il lato positivo dei Comandamenti:

- i primi tre stabiliscono l'adorazione e l'onore dovuto a Dio, tanto privato quanto pubblico, nonché la Fede, la Speranza e la Carità verso di Lui;
- il quarto stabilisce l'onore per i Genitori e per i Superiori,
- il quinto (con le parole del Catechismo di Trento) ci ingiunge, anche, di estendere la nostra concordia e caritatevole amicizia verso i nemici per avere pace con tutti, sia pure affrontando con pazienza, ogni contrarietà;
- il sesto ci ingiunge alla purezza dell'amore, alla castità ed alla modestia;
- il settimo ci impone di essere benevoli e generosi verso il prossimo;
- gli ultimi tre, l'ottavo, il nono e il decimo ci insegnano di non parlare male del prossimo, di pregare per ciò che ci conviene di possedere, di apprezzare i nostri beni e di ringraziarne il Signore.

Per tenere i Comandamenti e per perfezionarci occorre la pratica delle virtù, soprattutto le virtù Cardinali della prudenza, della giustizia, della temperanza e fortezza, occorre anche un lavoro assiduo contro le nostre imperfezioni di carattere o di abitudine, forse siamo approssimativi nelle azioni e nelle nostre parole, siamo rozzi, maleducati un pò, indifferenti al prossimo, un pò liberi nelle parole, un pò maliziosi, aspri, amari, suscettibili, permalosi, distratti, disordinati, inaffidabili, inclini al risentimento, pensieri contro la Carità, all'eccesso di tristezza, di ira, di paura o persino di gioia. Questo lavoro sul nostro carattere, sulle nostre abitudini, anche quasi più del lavoro contro il peccato è il lavoro più difficile che ci sia, si chiama "il lavoro dei Santi", nelle parole di santa Teresina che provengono dalla Sacra Scrittura: "il lavoro fra tutti più penoso è quello che si intraprende sopra se stessi per arrivare a vincersi".

Una parola sulla Preghiera.

Stiamo aspettando la Vita Eterna qua, dove vogliamo essere con Dio per sempre, se non pensiamo, se non parliamo, se non preghiamo mai a Lui, quale tipo di preparazione è questa per la Vita Eterna. Una mezza Ave Maria mentre mi addormento non basta! Devo afferrare del tempo, la mattina e la sera, per la Preghiera anzi, devo provare a vivere sempre nella presenza di Dio con l'attenzione della mente, verso di Lui, che non dimentichi mai che Lui è il mio più grande Amico che occorre adorare, lodare, ringraziare, di cui occorre chiedere favori, a cui devo dare e dedicare tutta la mia vita.

Ho parlato del lato attivo della santificazione, ma c'è anche il lato passivo.

La vita, dopo la caduta, è dura, siamo la per lavorare e soffrire, per portare la nostra croce dietro a Lui, e questa sofferenza ci santifica più di tutte le azioni che potremmo compiere. Lui ha dato la Sua vita per i suoi amici, cioè a noi, nella sofferenza, quella sofferenza che ha manifestato il Suo Amore, così anche noi dobbiamo dare la nostra vita a Lui, con tutta la nostra sofferenza, perché questa manifesterà anche il nostro amore. Ci saranno sempre sofferenze e difficoltà, ma queste possiamo accettarle per amore di Lui ed offrirglieLe come i nostri più preziosi tesori, uniti con le Sue sofferenze in Croce. Per la Sua gloria, per la salvezza del mondo, e per la santificazione della nostra anima.
Amen.

In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia lodato Gesù Cristo +



venerdì 10 ottobre 2014

Il valore del Santo Rosario

Iniziamo da oggi l'inserimento di una serie di Omelie che il reverendo Padre Konrad ci ha donato e che vogliamo condividere con tutti voi.




Predica del 7 ottobre 2012 di padre Konrad Madonna del Rosario

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.

    Oggi è la solennità del Santo Rosario in cui si celebra la gloriosa vittoria di Lepanto sull'Islam: una vittoria guadagnata soprattutto per la recita del Santo Rosario.
   Siccome la vittoria di Lepanto, così anche la preghiera stessa del Rosario, ci mostra chiaramente il ruolo di Mediatrice della Madonna.
    Nell'Ave Maria ci rivolgiamo a Lei a causa della sua vicinanza a Dio: Lei che è piena di grazia perché il Signore è con Lei; benedetta fra le donne perché è benedetto il frutto del suo seno Gesù; e Santa perché è Madre di Dio. E preghiamo a Lei che Lei preghi per noi adesso e nell'ora della nostra morte: cioè, in tutte le nostre necessità. Lei è la Mediatrice dunque: sta tra noi e Dio e raggiungiamo Dio per mezzo di Lei.
   La stessa verità viene espressa nei Misteri del Santo Rosario: nel primo Mistero Gaudioso contempliamo prima Lei e poi il Signore concepito nel suo santo seno, in un crescendo che è proprio della Rivelazione. Nel secondo Mistero contempliamo prima Lei di nuovo da sola, andando alla casa di Santa Elisabetta, e poi Nostro Signore nel Suo primo atto pubblico: quello della santificazione di San Giovanni Battista. Nel terzo Mistero la meditiamo con il suo Figlio Divino che possiamo adorare ormai con gli occhi dello spirito. Nel quarto e nel quinto Mistero Gaudioso la vediamo sempre inchinata e protesa verso il suo Figlio Divino: offrendoLo e poi trovandoLo nel tempio.
   Lei è la Mediatrice, andiamo per mezzo di Lei al Signore: per Mariam ad Jesum. Questo è vero della Preghiera Ave Maria e dei Misteri Gaudiosi, ma anche dei Misteri Dolorosi, perché i Misteri dove il Signore viene offerto e trovato nel tempio sono allo stesso tempo Dolori della Vergine Maria (il primo e il terzo) che anticipano e preparano ai dolori del Suo Figlio.
   Nei Misteri Dolorosi la Madonna si ritira per mettere in luce il Signore, anche se le Rivelazioni di Santa Brigida, per esempio, attestano la sua presenza alla flagellazione; e la Tradizione della Chiesa La presenta vedendo il Suo Figlio incoronato e portando la Croce; e il Vangelo ci parla della Sua presenza sotto la Croce.
   La Madonna dunque ci conduce al Suo Figlio nei Misteri Gaudiosi e Dolorosi, che poi contempliamo Risorto e asceso al Cielo. I Misteri si concludono con la visione della Madonna glorificata per il suo ruolo nella Redenzione.

   Il principio "per Mariam ad Jesum" si manifesta di nuovo con la Preghiera che conclude il Santo Rosario, "Salve Regina". Dopo aver invocato la Regina del Cielo e della Terra in questa Preghiera con grande devozione nel fervore, Le chiediamo di mostrarci nel Cielo il frutto del suo seno Gesù.
   Se questa Preghiera conclude tutto il Rosario, conclude anche in un certo senso la Preghiera dell'Ave Maria stessa. Perché mentre nell'Ave Maria chiamiamo "benedetto" il frutto del suo seno Gesù e chiediamo alla Madonna di pregare per noi; nella Salve Regina chiediamo che Lei ci mostri il frutto del suo seno Gesù. Chiediamo esplicitamente, dunque, ciò che non avevamo ancora osato chiedere che cioè, in ultima analisi, il fine ultimo e il culmine di ogni Preghiera: la visione beatifica di Dio in Cielo.


  La Santa Chiesa Cattolica insegna che la Madonna è Mediatrice di tutte le grazie e questo in due sensi. Il primo senso è che ha donato al mondo il Redentore Che è la fonte di tutte le grazie; il secondo senso è che tutte le grazie che vengono elargite sugli uomini, vengono concesse per la Sua intercessione.
    Leone XIII dichiara nella sua Enciclica sul Rosario Octobri mense: " Per questo, è lecito affermare, a piena ragione, che dell’immenso tesoro di ogni grazia che il Signore ci ha procacciato, poiché "la grazia e la verità provengono da Cristo" (Gv. 1,17), nulla ci viene dato direttamente se non attraverso Maria, per volere di Dio. Dato che nessuno può andare al Sommo Padre se non per mezzo del Figlio, così, di regola, nessuno può avvicinarsi a Cristo se non attraverso la Madre".

   Come possiamo caratterizzare la mediazione della Madonna?
   Innanzitutto come collaborazione, perché occorre distinguere la mediazione del Figlio da quella della Madre. La mediazione del Figlio è perfetta, perché Lui solo ha riconciliato l'uomo con Dio tramite la Sua morte in Croce, mentre la mediazione della Madre è piuttosto una collaborazione. E' una collaborazione dove opera in modo preparatorio o ministeriale ed in modo indiretto e remoto quando disse, ad esempio, all'Incarnazione "Ecce ancilla Domini", e quando stava sotto la Croce ad offrire tutta la sua vita e sofferenza a servizio del Divin Redentore.
   La mediazione della Madonna è anche una mediazione materna, e questo in un doppio senso. Perché ha donato il Redentore agli uomini sia come Madre del Redentore sia come Madre degli uomini; ed anche perché intercede presso Dio a favore degli uomini sia come Madre di Dio sia come Madre degli uomini.

   Poiché la Madonna è la Mediatrice di tutte le grazie, conviene che affidiamo sempre più fervorosamente, ed intensamente noi stessi a questa nostra Madre tenerissima e potentissima per poter vincere i nostri nemici: il Mondo, la Carne e il Diavolo o, in una parola, per vincere noi stessi: per adorare poi con Lei, in Cielo, il frutto benedetto del suo seno, Gesù.

Sia lodato Gesù Cristo +

In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.