QUICUMQUE VULT SALVUS ESSE, ANTE OMNIA OPUS EST, UT TENEAT CATHOLICAM FIDEM

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mercoledì 16 maggio 2012

Mese mariano





Come convertire un figlio al Signore

Tu non disprezzi o Dio, il pianto d'una madre; tu ascolti la sua incessante preghiera. Monica di Tagaste era cristiana. Sposò Patrizio, uomo irascibile e pagano: il suo paziente e dolce affetto lo conquistò al Cristianesimo. Da lui ebbe tre figli, di cui il più famoso è Agostino: sua gioia e tormento. Lo seguì con materna comprensione nei suoi lunghi errori religiosi e morali; ebbe cura del nipotino Adeodato, nato ad Agostino da una convivenza illecita; lo convertì a Cristo a forza d'infinite lacrime e preghiere. Quando nella notte di Pasqua dell'anno 397, Ambrogio, vescovo di Milano, battezzò Agostino e lo accolse ufficialmente nella Chiesa, Monica fu invasa dalla più grande gioia: aveva generato il figlio due volte: una alla vita terrena e ora alla vita celeste. Dopo simile consolazione, che stare a fare ancora al mondo?

Lei e il figlio, prima del ritorno in Africa, appoggiati ad un balconcino di Ostia Tiberina, sotto la volta del cielo stellato, conversarono con grande dolcezza, dimentichi delle vicende passate, protesi verso il futuro di Dio. Monica disse al figlio: Agostino mio, questa vita ormai non ha più alcuna attrattiva per me. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c'era che mi faceva desiderare di restare quaggiù ancora per poco: vedere la tua conversione prima di morire. Ora che il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, ora che ti vedo addirittura pronto a rinunziare a tutto per servire Lui, che cosa faccio qui? Ti sarò più utile da lassù, avrai sempre le mie preghiere per te. Si mise a letto e dopo pochi giorni morì, gioiosa perché Dio non disprezza il pianto di una madre, anzi ne ascolta sempre l'incessante preghiera; ma soprattutto per aver guidato nel porto di Dio l'intera barca della sua famiglia.

(Da "Confessioni" - S. Agostino)



San Giovanni Bosco

Il piccolo Giovanni fu educato dalla madre alla devozione mariana.
La madre, Margherita Occhiena, si ispirava agli esempi della Madonna; viveva di preghiera, lavoro, di opere buone ed aveva consacrato Giovanni, alla madre di Dio, ancor prima della nascita.

Alla sera la famiglia si riuniva per la recita del Rosario e nella famiglia venivano riappacificati i cuori .
Le piccole mancanze e disobbedienze gli erano da lei fatte detestare come offese a Dio e alla Madonna
Quando Giovanni lascio' la famiglia per recarsi a Chieri per gli studi, la mamma gli affido' un prezioso viatico:

" Sii devoto alla Madonna e frequenta i compagni devoti di Maria".

Divenuto sacerdote è ancora la mamma che gli raccomandava con dolce insistenza:

"Diffondi la devozione a Maria".

L'eroica madre segui il figlio nel suo apostolato e divenne madre degli orfani raccolti nell'oratorio di Valdocco, ove rimase fino alla morte avvenuta il 25 novembre 1856.
nel 1860 Don Bosco vide la madre Margherita in una visione fugace, ma consolantissima:

- o madre, voi qui? ma non siete dunque morta?

-Sì, sono morta, ma vivo!

-Siete felice?

-Felicissima!

-In Paradiso?

-In paradiso, quantunque sia passata per le fiamme del purgatorio.

-Vi sono dei giovani nostri?

-Si,tanti- e ne nominò parecchi.

-E che cosa si gode da lassù?

-tu mi chiedi l'impossibile, perchè ciò che si gode lassù nessuno nè dire nè esprimere.
improvvisamente fu avviluppata da una luce di inesplicabile bellezza ed esclamando:

"Giovanni, ti aspetto per estare sempre uniti",

l'anima disparve nell'armonia di un canto di voci angeliche.



Va a render grazie alla Madonna

«Io ero presente racconta Monsignor Cagliero quando Don Bosco risanò, una giovane quattordicenne da paralisi di nascita. I parenti l'avevano portata sulle braccia e lasciata nella sala, in mezzo a più di duecento persone che aspettavano la benedizione del Servo di Dio e la liberazione dai loro mali. Don Bosco, dopo la S. Messa, animò la fanciulla a confidare nella Vergine Ausiliatrice, le diede la benedizione e le comandò di alzarsi. Esitava la fanciulla per timore di cadere, e i parenti la volevano aiutare, ma il Servo di Dio non lo permise dicendo: Essa non ha bisogno di aiuto; alzati e va' alla cappella a render grazie alla Madonna. Si alzò da sè, e camminò con un poco di stento, perché non aveva ancora imparato a camminare, e fu alla cappella, dove ringraziò il Signore con altri devoti che piangevano e lodavano il Signore, che così visibilmente esaltava il suo Servo. La vidi poi uscire dalla casa a piedi, e semplicemente appoggiata al braccio della madre.»

(Da "Vita di S. Giovanni Bosco" Vol. II - G. B. Lemoyne - SEI, Torino)

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Rosario e demonio


San Giovanni Bosco ebbe una visione, che poi raccontò ai suoi giovani. Vide in un prato un serpentaccio, lungo sette o otto metri e di una grossezza straordinaria. Inorridì a tale vista e voleva fuggire; ma un personaggio misterioso, che soleva guidarlo nelle visioni gli disse:

Non fugga; venga qui ed osservi!

Andò la guida a prendere una corda e disse a Don Bosco: Tenga questa corda per un capo, ma strettamente. Egli poi passò dall'altra parte del serpente, sollevò la corda e con questa diede una sferzata sulla schiena della bestiaccia.

Il serpente fece un salto, volgendo la testa per mordere, ma s'impigliò di più.

I capi della corda furono poi legati ad un albero e ad una inferriata.

Frattanto il serpente si dimenava e dava tali colpi in terra con la testa e con le spire, che lacerava le sue carni.

Così continuò finché morì e rimase solo lo scheletro.

Il personaggio misterioso raccolse la corda, ne fece un gomitolo e la pose in una cassetta; dopo riaprì la cassetta ed invitò Don Bosco a guardare.

La corda si era disposta in modo da formare le parole "Ave Maria".

Vedi, gli disse, il serpente raffigura il demonio e la corda l'Ave Maria o piuttosto raffigura il Rosario, che è una continuazione di Ave Maria.

Con questa preghiera si possono battere, vincere e distruggere tutti i demoni dell'Inferno.

Da "Maria Regina e Madre di Misericordia" - Don Giuseppe Tomaselli


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Rinunzierei a tutto ma non al rosario

Don Bosco chiamava il Rosario «la bancarotta del diavolo». Diceva: L'opera salesiana riposa sulla corona: da questa pratica nessuno può dispensarsi. Su questa recitazione quotidiana l'opera è fondata. Sono deciso ad abbandonare molte altre pratiche, ma non questa. Una volta Massimo d'Azeglio disse a don Bosco che era tempo di finirla di far recitare ogni giorno il Rosario ai suoi ragazzi e ai suoi educatori: non ci tengo affatto, sa, a questa anticaglia di cinquanta Ave Maria infilzate! E una pratica noiosa e del tutto inefficace per l'educazione. Io ci sto molto, invece, a tale pratica rispose il Santo e su di essa potrei dire che è fondata la mia istituzione: sarei disposto a lasciare piuttosto tante altre cose ben più importanti, ma non questa. Aggiunse poi. Se anche facesse d'uopo, rinunzierei alla sua preziosa amicizia, ma non mai alla recita del S. Rosario! Il biografo del Santo conclude: «Trovato don Bosco irremovibile nel suo principio, il nobiluomo se ne partì, e da quel giorno non ebbe più alcuna relazione con lui».

(Da "Esempi catechistici Jesus - Jesus rosarii" - Editrice domenicana italiana, Napoli)

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Don Bosco fu colui che fece acogliere dal Papa l'invocazione mariana: MARIA AUSILIATRICE, ora pro nobis!