Dai "Discorsi" di
Sant'Agostino Vescovo (Sermo 194,
3.3-4.4)
L'unico Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo,
fa
diventare figli di Dio molti figli dell'uomo
Chi di noi uomini potrà mai conoscere tutti i tesori della
sapienza e della scienza racchiusi in Cristo (Cf. Col 2, 3) e nascosti
nella povertà della sua carne? Poiché per noi si è fatto povero, pur
essendo ricco, per arricchire noi con la sua povertà (Cf. 2 Cor 8, 9).
Quando assunse la natura mortale e consumò la morte, si mostrò nella
povertà, ma promise le sue ricchezze che aveva differite, non le perse
per essergli state tolte.
Quanto è immensa la sua bontà che riserva per
coloro che lo temono, ma che concede a chi conserva la sua speranza in
lui! (Cf. Sal 30, 20) In parte infatti già conosciamo, nell'attesa che
venga la perfezione (Cf. 1 Cor 13, 12). Per farci diventare capaci di
possederlo egli, uguale al Padre nella natura divina e divenuto simile a
noi nella natura di servo, ci rifà a somiglianza di Dio.
L'unico Figlio
di Dio, divenuto figlio dell'uomo, fa diventare figli di Dio molti
figli dell'uomo; e nutrendo i servi con l'assumere la natura visibile di
servo, li rende figli, capaci di poter vedere la natura di Dio. Infatti
siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che
saremo. Sappiamo che quando ciò verrà manifestato saremo simili a lui,
perché lo vedremo quale egli é (1 Gv 3, 2).
In che senso in lui ci
sono tesori di sapienza e di scienza, in che senso si parla di ricchezze
divine se non perché ci basteranno?
E in che senso è grande la sua
bontà se non perché ci sazierà? Mostraci dunque il Padre e
ci basta (Gv 14, 8). E in un Salmo un tale - che è uno di noi o
parla in noi o per noi - gli dice: Mi sazierò quando si manifesterà la
tua gloria (Cf. Sal 16, 15). Egli e il Padre sono una cosa sola (Cf. Gv
10, 30) e chi vede lui vede anche il Padre (Cf. Gv 14, 9). Perciò il
Signore potente è il re della gloria (Sal 23, 10). Convertendoci
ci mostrerà il suo volto e noi saremo salvi (Cf. Sal 79, 4) e ci
sazieremo e questo ci basterà.
Non ancora possiamo contemplarlo come generato dal Padre prima dell'aurora (Cf. Sal 109, 3): celebriamolo con solennità come nato dalla Vergine nel cuore della notte. Non ancora possiamo comprenderlo perché davanti al sole persiste il suo nome (Cf. Sal 71, 17): riconosciamo la sua dimora posta sotto il sole. Non ancora possiamo contemplare l'Unigenito nel seno del Padre suo: celebriamo lo sposo che esce dalla stanza nuziale (Cf. Sal 18, 6).
Non ancora siamo in grado di partecipare alla mensa del Padre nostro: riconosciamo la mangiatoia del Signore nostro Gesù Cristo.