QUICUMQUE VULT SALVUS ESSE, ANTE OMNIA OPUS EST, UT TENEAT CATHOLICAM FIDEM

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giovedì 29 luglio 2010

1 e 2 agosto: Il Perdono di Assisi



Come ogni anno, fin dai tempi del Serafico Padre Francesco, è possibile lucrare dal mezzogiorno del primo agosto al tramontare del sole del due agosto l'indulgenza plenaria detta Perdono di Assisi.

Quello che ha reso nota in tutto il mondo la Porziuncola di Assisi è soprattutto il singolarissimo privilegio dell'Indulgenza, che va sotto il nome di "Perdono d'Assisi", e che da oltre sette secoli converge verso di essa orde di pellegrini. Milioni e milioni di anime hanno varcato questa "porta di vita eterna" e si sono prostrate qui per ritrovare la pace e il perdono nella grande Indulgenza della Porziuncola, la cui festa si celebra il 2 Agosto ("Festa del Perdono").
COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO
Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!
Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".
"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco: "Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vesovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

All'inizio l'indulgenza era concessa alla sola chiesa di Santa Maria degli Angeli, ma Papa GregorioXV la estese a tutte le chiese dell'ordine francescano. Innocenzo XI la dichiarò applicabile ai defunti e Innocenzo XII la dichiarò perpetuamente in vigore anche durante l'Anno Santo,nel quale cessano tutte le altre.

Questa indulgenza che comincia al mezzogiorno del primo Agosto e cessa al tramonto del giorno due, ha una particolarità tutta sua, ed è che in suddetto tempo si può acquistarla tante volte quante volte si ripete la visita di qualsivoglia chiesa appartenente al francescano istituto. questo singolare privilegio fu dichiarato vero, legittimo e quindi sussistente in perpetuo dalla Sacra Congregazione per le indulgenze il 22 febbraio 1847.

Ricordo inoltre che per lucrare qualsiasi indulgenza è necessario:
  • Essere in grazia di Dio: cioè essere immuni dal peccato mortale, quindi essersi confessati non oltre una settimana prima dell'acquisto dell'indulgenza; oppure formulare il fermo proposito di confessarsi non oltre gli otto giorni seguenti.

  • Essersi comunicati (anche questo nel lasso di tempo indicato per la confessione)

  • Avere l'intenzione almeno generale di acquistare l'indulgenza

Che si adempiano personalmente e devotamente le opere ingiunte quanto al tempo, al modo, etc. secondo ciò che è espresso nell'indulto dell'indulgenza. Ovvero:

  • Che si compia la visita di una chiesa come determinato dall'indulto, se l'indulto non specifica la chiesa (non è questo il caso in quanto è specificato che debba essere chiesa dell'Ordine Francescano) la visita può farsi in qualunque chiesa.

  • Che si reciti il Credo assieme ad un Pater Noster e ad una preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice che sono: l'incremento della Religione Cattolica, l'esaltazione della Santa Chiesa, la conversione dei peccatori, la concordia dei governanti cristiani e l'estirpazione delle eresie. Inoltre si devono aggiungere altre preghiere se specificate nel testo dell'indulgenza.

  • che si compiano altre eventuali indicazioni riportate nel testo dell'indulgenza.

sabato 24 luglio 2010

Le lezioni di dottrina: "Extra ecclesiam non est salus". Parte I

Appunti presi durante la Lezione di Dottrina Cattolica tenuta da Padre Konrad zu Loewenstein
il giorno Sabato 19 Giugno presso Padova.


Il Concilio Vaticano I , rifacendosi alla Scrittura, stabilisce dogmaticamente che "senza la fede non è possibile che l'anima sia gradita a Dio", principio riassunto sinteticamente nell'espressione " Extra ecclesiam nulla salus" (a riguardo cfr.Enciclica "Singulari quadam" di Pio IX.). Specificazione: il DOGMA è una verità sovrannaturale dichiarata da credere come tale dalla Chiesa.


Essendo il nostro fine ultimo sovrannaturale abbiamo bisogno di un mezzo sovrannaturale. A riguardo San Tommaso D'Aquino introduce il paragone del "viaggio":

– il nostro fine è Dio;

– il nostro mezzo è Nostro Signore Gesù Cristo che dice "Io sono la Via: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me... nemo venit ad Patrem nisi per me "(Gv.14, 6).


Il contenuto della Fede è un disputatum ovvero non è stabilito dogmaticamente ma secondo l'opinione comune dei teologi è costituito:

esplicitamente dai due Misteri fondamentali: la Santissima Trinità (come Fine) e l'Incarnazione (come Mezzo per raggiungerLa).

implicitamente da tutte le altre verità di Fede che possono essere anche ignorate dalla singola persona ma che si danno per implicitamente accettate.

La I Lettera di San Paolo apostolo a Timoteo insegna che Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della Verità. Dalla sua Onnipotenza deduciamo quindi che a tutti viene data la possibilità di giungere alla Fede.





Alla salvezza si giunge solo e soltanto tramite la Fede: non basta vivere secondo coscienza (elemento naturale insufficiente) o secondo una qualche religione. Pio IX si interroga riguardo alla responsabilità di coloro che si trovano in ignoranza invicibile della Fede. Esempio di ignoranza invicibile è quella di coloro che si trovano al di fuori della civiltà cristiana. Essi non sono colpevoli agli occhi del Signore. San Tommaso insegna che quando qualcuno faccia ciò che è nel suo potere, il possibile (per giungere alla fede ad esempio), Dio non mancherà di fare il necessario (cioè ciò che manca oltre a quanto fatto dal soggetto che ha operato tutto quanto era in suo potere): dunque permetterebbe a chi è in stato di ignoranza invicibile che vive secondo la propria coscienza di giungere alla Fede tramite un'ispirazione interiore oppure un predicatore, umano o divino.

La evangelizzazione è, dunque, importante: è l'ultima cosa che viene ordinata agli apostoli da Nostro Signore. La stessa parola "cattolico" significa, tra l'altro, "universale". L'"ecumenismo", parola derivante dal greco "oikumène" cioè "terra abitata", si pone l'obiettivo di condurre tutto il mondo nella fede cattolica (secondo il concetto di "orbe cattolico"): la Chiesa è l'unica arca di salvezza che può condurre a Dio alla luce della Stella maris, la Beata Vergine Maria.


Gli strumenti per giungere alla salvezza sono l' intelligenza e la volontà e sono da ritenersi entrambe necessarie. Attualmente si incorre nell'errore di concentrarsi esclusivamente sulla volontà, sull'aspetto dell' amore , ma esso è insufficiente, o meglio non si può avere amore senza la conoscenza, per il motivo che non si può concepire il buono senza il vero: dunque l'amore si deve basare sul vero.




Finis partis I.

mercoledì 21 luglio 2010

METODO PER ASSISTERE ALLA SANTA MESSA UNENDOSI ALLO SPIRITO DEL SANTO SACRIFICIO secondo gli scritti di San Pier Giuliano Eymard





PRIMA PARTE


Mentre il Sacerdote prega ai piedi dell’altare e si

umilia delle sue colpe, confessate innanzi a Dio i

vostri peccati, e adorate in spirito di umiltà, onde

assistere meno indegnamente al Santo Sacrificio.

All’Introito, (Riti di introduzione) considerate

gli ardenti desideri dei Patriarchi e dei Profeti ed

unitevi ad essi per desiderare la venuta e il regno

di Gesù Cristo in voi.

Al Gloria, unitevi agli Angeli per lodare Dio e

ringraziarLo del mistero dell’Incarnazione.

Agli Oremus, (Orazioni) unite le vostre

intenzioni e domande a quelle della Chiesa;

adorate il Dio di infinita bontà, dal quale viene

ogni dono.

All’Epistola, (le letture) ascoltatela come se

udiste la predicazione di un Profeta o di un

Apostolo: adorate la santità di Dio.

Al Vangelo, ascoltate Gesù Cristo Stesso che vi

parla, e adorate la divina Verità.

Al Credo, recitatelo con sentimento di viva fede:

unite la vostra professione di fede pronto a

morire per sostenere tutte le verità del Simbolo.


SECONDA PARTE





All’Offertorio, unite le vostre intenzioni a quelle

del Sacerdote, e offrite il Sacrificio secondo i

suoi quattro fini:

1) come omaggio di adorazione perfetta,

presentando all’Eterno Padre le adorazioni del

Suo Figlio Incarnato, e unendo alle medesime e a

quelle di tutta la Chiesa le vostre; offrite voi

stesso insieme con Gesù Cristo, per amarLo e

servirLo;

2) come omaggio di ringraziamento, che offrite

all’Eterno Padre per ringraziarLo dei meriti,

delle grazie e della gloria di Gesù Cristo, dei

meriti e della gloria della Santissima Vergine e di

tutti i Santi, come pure di tutti i benefici che

avete ricevuto e riceverete per i meriti dello

Stesso Divin Figlio;

3) come ostia di propiziazione, offrendola in

soddisfazione per tutti i vostri peccati ed in

espiazione per tante empietà che si commettono

sulla terra; ricordate all’Eterno Padre che non

potrebbe ricusarvi cosa alcuna, avendovi dato il

Suo Figlio che fra poco Gli starà innanzi

sull’altare come vittima per i peccati nostri e di

tutti gli uomini;

4) quale sacrificio di impetrazione od ostia di

preghiera, offrendoLo al Divin Padre come il

pegno che Egli Stesso ci ha dato del Suo amore,

affinchè possiamo attendere da Lui con fiducia

tutti i beni spirituali e temporali; esponete i vostri

bisogni in particolare, e soprattutto domandate

la grazia di correggervi del vostro difetto

dominante.

Alla Lavanda, purificatevi con la contrizione

per divenire una vera ostia di lode, accetta a Dio,

capace di attirare i Suoi sguardi di compiacenza.

Al Prefazio, (liturgia eucaristica) unitevi al

concerto della corte celeste, per lodare, benedire

e glorificare il Dio tre volte santo per tutti i Suoi

doni di grazia e di gloria e soprattutto per averci

redenti per mezzo di Gesù Cristo.

Al Canone, (preghiera eucaristica) unitevi

all’amore e alla devozione di tutti i Santi della

Legge nuova, per celebrare degnamente questa

nuova incarnazione ed immolazione che sta per

operarsi alla parola del Sacerdote.

Pregate l’Eterno Padre di benedire questo

Sacrificio, di averLo per gradito, e benedire in

Esso tutti gli altri sacrifici di virtù, di santità che

Gli andrete offrendo.

Alla Consacrazione, mentre il Sacerdote,

circondato da una moltitudine di Angeli, si

inchina profondamente per riverenza all’azione

divina che sta per compiere; mentre operando e

parlando divinamente in persona di Gesù Cristo

Stesso consacra il pane e il vino nel Corpo e nel

Sangue dell’Uomo-Dio rinnovando il mistero

della Cena, venerate il potere inaudito dato al

Sacerdote in vostro favore.

Poi, quando alla parola del Sacerdote Gesù si è

fatto presente sull’altare, adorate l’Ostia

Sacrosanta, il Divin Sangue di Gesù Cristo che

implora misericordia per voi; ricevete su di voi,

come Maddalena ai piedi della Croce, il Sangue

che stilla dalle piaghe di Gesù.

Offrite la Vittima Divina alla giustizia di Dio,

per voi e per tutto il mondo; e per intenerire il

Cuore di Dio sulle vostre miserie e aprire su di

voi la sorgente dell’infinita bontà di Dio, offritela

alla Sua divina infinita Misericordia.

OffriteLa alla Divina Bontà perché ne applichi i

frutti di luce e di pace alle anime penanti nel

Purgatorio, e perché il Divin Sangue ne spenga le

fiamme e le renda degne del Paradiso

compiendone la purificazione.

Al Pater Noster, ditelo in unione con Gesù

Cristo in croce che perdona ai Suoi nemici;

perdonate voi pure con tutto il cuore e

sinceramente a tutti quelli che vi hanno offeso.

Al Libera Nos, (Padre Nostro) domandate per

l’intercessione di Maria e di tutti i Santi di essere

liberati da tutti i peccati e mali presenti, passati e

futuri, come pure dalle occasioni pericolose.

All’Agnus Dei, percuotetevi il petto come i

carnefici convertiti sul Calvario; poi

raccoglietevi in un atto di fede, di umiltà e di

fiducia, di amore e di desiderio, per ricevere

Gesù Cristo.



TERZA PARTE





Alla Comunione, apritevi per ricevere l’Ostia

Divina (Gesù) nell’intimo del vostro cuore; per

partecipare al Santo Sacrificio della Messa; e per

unirvi con il Vostro Dio, fonte di ogni delizia.

Datevi completamente a Lui come Lui si dà

completamente a Voi, affinchè siate uniti e fusi

con Lui come due ceri sciolti l’uno nell’altro.

Se non fate la Comunione sacramentale, a causa

di un peccato grave, comunicatevi facendo gli

atti seguenti: concepite (esprimete) un vivo

desiderio di essere uniti a Gesù Cristo,

riconoscendo il bisogno di vivere della Sua vita.

Fate un atto di contrizione perfetta di tutti i vostri

peccati, considerando specialmente la bontà e la

santità di Dio. Ricevete in spirito Gesù Cristo

nell’intimo della vostra anima, domandandoGli

la grazia di vivere unicamente per Lui.

Ringraziate il Nostro Signore di avervi concesso di

assistere alla Santa Messa e di fare la Comunione

Sacramentale o spirituale.

Al Ringraziamento, fate il proposito di offrire

un determinato omaggio, un sacrificio, un atto di

virtù.

Alla Benedizione, domandate infine a Gesù la

benedizione per voi e per tutti i vostri congiunti

ed amici.








Le lezioni di dottrina: "La Santa Eucarestia". Parte I

tratto da La Santa Eucarestia secondo la dottrina cattolica di Padre Konrad zu Loewenstein.



INTRODUZIONE

La Santa Eucarestia è uno dei sette sacramenti della Chiesa. Il termine 'Santa Eucarestia' ha due sensi: Il Santissimo Sacramento dell'Altare e la Santa Messa. Nel primo senso la Santa Eucarestia viene considerata di per Se Stessa, e nel secondo senso viene considerata in quanto offerta.


I

IL SANTISSIMO SACRAMENTO ELL'ALTARE

In quanto sacramento, il Santissimo Sacramento:

  • 1) è un segno della grazia
  • 2) ci dà la grazia
  • 3) fu istituito da Gesù Cristo Stesso.
in particolare:

  • 1) il Santissimo Sacramento è un segno della grazia nel senso che le speci consacrate sono un segno del Corpo e Sangue di Cristo che contengono;
  • 2) il Santissimo Sacramento ci dà la grazia sovranaturale: non solo questo però, ma anche l'Autore della Grazia, ossia nostro Signore Gesù Cristo;

  • 3) questo scramento fu istituito da nostro Signore Gesù Cristo con le parole di consacrazione assieme a quelle del mandato: 'Fate questo in memoria di me' - parole con le quali ha istituito anche il sacramento dell'ordine, ossia il sacerdozio.

Questo sacramento si chiama Santissimo proprio perchè è Gesù Cristo Stesso.

Vogliamo adesso guardare il Santissimo Sacramento da vicino: prima come Presenza Reale, poi come Santa Comunione.


A) LA PRESENZA REALE

La dottrina della Presenza Reale è che nel Santissimo Sacramento nostro Signore Gesù Cristo è realmente presente, o più precisamente il SS. Sacramento è Gesù Cristo Stesso sotto le apparenze di pane e di vino.

Questo è un dogma cattolico che come gli altri dogmi sulla Santa Eucarestia viene definito nel Sacro Concilio di Trento (1545-1563). I dogmi cattolici sono le verità rivelate immediatamente da Dio che la Chiesa propone infallibilmente da credere come tali. Insieme costituiscono la fede.

Il dogma della Presenza Reale vien definito con le parole seguenti: 'Se qualcuno negasse che del Santissimo Sacramento dell'Eucarestia è contenuto veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e Sangue assieme all'anima e alla Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo e dunque il Cristo totale, ma dicesse che esso è solo come segno, figura o virtù, Sia Anatema'. (Trento S. XIII canone 1)
(Si quis negaverit, in sanctissime Eucharistiae sacramento conteneri vere, realiter, et substantialiter Corpus et Samguinem una cum Anima er Divinitate Domini nostri Jesu Christi, ac proinde totum Christum; sed dixerit tantummodo esse in eo ut in signo, vel figura, aut virtute: Anathema Sit.)

Al cuore della Santa Messa sta la Consacrazione o 'Trasustanziazione'. il Sacerdote dice parole sul pane e sul vino che li trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo così che il nostro Signore Gesù Cristo è reso presente realmente sull'altare. Prima della Consacrazione c'è pane e vino; dopo la Consacrazione c'è Gesù Cristo: Corpo, Sangue, Anima e Divinità. il pane e il vino non esistono più, ma Gesù Cristo solo, e sola apparenza di pane e vino: gli accidenti o qualità: grandezza, estensione, peso ,forma, colore, gusto, odore: questi accidenti esistono senza soggetto, senza sostanza, tramite un miracolo di Dio. Non esistono né nel pane né nel vino, non esistono neanche in Gesù Cristo, ma esistono senza soggetto, senza sostanza. L'unica sostanza che esiste è Gesù Cristo stesso sotto la loro apparenza.


Non è che Gesù Cristo esista in o sotto il pane: questa è l'eresia di Martin Lutero che si schiama 'Consustanziazione'. Non è che il pane sia simbolo di Gesù Cristo: questa è l'eresia di Zwingli. Non è nemmeno che il pane sia una virtù di Gesù Cristo, che ci dia una forza spirituale: l'eresia di Calvino. Ma il pane e il vino sono divenuti Gesù Cristo nella Presenza Reale e non esistono più.


Questo dogma della Chiesa si basa soprattuto su due passi del nuovo testamento: il primo passo consiste nel discorso del Signore sulla Santa Eucarestia in San Giovanni 6, di cui citeremo i versetti 51 - 58: 'Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Il secondo passo, o piuttosto la serie di passi sulla Presenza Reale consiste nelle parole di consacrazione rapportate nei vangeli di San Matteo, San Marco, San Luca e nella prima Epistola ai Corinzi.
Sant'Agostino esclama: 'Dio essendo onnipotente non potè dare di più. Essendo sapientissimo non seppe dare di più. Essendo ricchissimo non ebbe da dare di più.' San Francesco d'Assisi dice: 'l'uomo deve tremare, il mondo fremere, il cielo intero deve essere commosso quando sull'altare tra le mani del Sacerdote appare il Figlio di Dio'. (Le citazioni dei santi vengono dal libro 'Gesù Eucaristico Amore' di Padre Manelli).


CONSEGUENZE PRATICHE


La chiesa non è né un museo, né un luogo d'incontro: è la Casa di Dio, la Porta del Paradiso, perché il Signore nostro Gesù Cristo è Realmente Presente nella chiesa: così realmente come lo fu a Nazaret e lo è nel cielo. Dobbiamo comportarci, dunque, con il più grande rispetto quando siamo alla Sua presenza.


Quando si entra in chiesa e quando si esce da essa, si prende l'acqua santa e si fa un segno di croce lentamente e con raccoglimento e si fa una genuflessione. Si fa una genuflessione anche quando si passa davanti al Santissimo e quando si arriva al proprio banco. Non si parla in chiesa. Se si deve comunicare qualche cosa ad altri in chiesa in maniera urgente, si parla a voce bassa. Il tipo di genuflessione che si fa in chiesa dipende da dove si trova il Santissimo: se è nel Tabernacolo, si fa una genuflessione semplice; se è esposto, si fa una genuflessione doppia con inchino profondo.

Alla Consacrazione, quando (nelle parole di San Francesco) "appare il Figlio di Dio tra le mani del sacerdote", i fedeli devono essere in ginocchio; anche quando il celebrante alza l'ostia colle parole "Ecco l'Agnello di Dio"



Finis partis I.

martedì 20 luglio 2010

La presentazione di un progetto





"Qui seminant in lacrimis in exultatione metent."

Con tale citazione, tratta dal Salmo 125 ed eletta a motto della Fraternità Sacerdotale di San Pietro, ci pare opportuno dare inizio all'impresa di questo blog.

"Chi semina nelle lacrime mieterà nell'esultanza".
Azzardiamo una breve esegesi finalizzata alla presentazione dei nostri intenti.
Potremmo dividere tale proposizione in due parti: la prima guarda al presente, la seconda al futuro.

Lasciamo quest'ultima che descrive una prospettiva felice (felix cioè, che, dando rilevanza ad uno dei significati del termine latino utile nel nostro campo semantico, vuol dire "fertile") nelle mani di Dio, con particolare cura, tuttavia, di vivere appieno la speranza che da essa deriva. La Spes cristiana, infatti, oltre ad essere una delle tre grandi virtù teologali, è profondamente collegata alla Fede, essendo questa, come dice san Paolo nell'undicesimo capitolo della Lettera agli Ebrei, "sperandarum substantia rerum", che significa "sostanza delle cose che si sperano".
(Cfr. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Spe salvi, n.7).

Non fatichiamo, d'altra parte, a comprendere l'affermazione iniziale, guardando con gli occhi velati di lacrime, appunto, tanti aspetti della società di oggi, consapevoli che la crisi dei costumi, della cultura e dell'arte a cui abbiamo assistito e assistiamo è prima di tutto una crisi dei valori.
Basti per tutte la crisi dell'eloquenza classica: nemmeno prima della Rivelazione l'eloquenza e la parola (se non nell'insegnamento sofistico) era scissa dalla Virtù, del resto lo stesso Cicerone diceva che l'oratore dovesse essere "Vir bonus, dicendi peritus".
Con l'avvento del Cristianesimo avvenne una grandissima elevazione della parola, del Verbum Dei da un lato, e dalla parola usata per predicare dall'altro. Non è un caso che a Padova la lingua di Sant'Antonio, nei cui Sermones possiamo apprezzare un'immensa cultura unita ad un'altrettanto mirabile capacità espositiva, sia separatamente venerata quale reliquia, esempio della grande e nobile virtù del Santo, definito anche "Arca del testamento", le cui prediche giungevano ad ammaestrare le menti ai Divini Misteri e a toccare anche i cuori più duri.
Oggi, invece l'eloquenza in un soggetto è vista quasi come una colpa, come uno strumento di oppressione ovvero di imposizione della verità relativa e avaloriale che "fa comodo" all'individuo in quel momento: ecco allora che potremmo ben commentare con l'Ecclesiaste "Tutte le parole sono logore e l'uomo non può più usarle".
Del resto, non faticheremmo ad applicare all'oggi nemmeno le ben note parole di San Paolo: "Erit tempus in quo sanam doctrinam non sustinebunt et ad fabulas se converterunt" che la Liturgia tradizionale ci riporta nell'Epistola della Santa Messa dei Santi Confessori non Pontefici.

La presa di consapevolezza, tuttavia, del fatto che nel versetto in esame tutto ruota attorno al tema del ciclo naturale della vita agricola, secondo un tema che continuerà ad essere presente nella Sacra Scrittura, ed in particolare alla figura del "seminatore", ci spinge a divenire senza indugio a nostra volta seminatori, cercando di divenire strumenti della Santa Volontà di Dio e, nel felicissimo motto del Sommo Pontefice, cooperatores Veritatis tenendo sempre fermo il fine e la suprema lex della salus animarum (Cfr. CJC, can.1752).


Ecco perché in questo blog daremo spazio a tutti i vari aspetti dell'attività della Cappellania di San Simeon Piccolo in Venezia, ed in particolare:

- alla Liturgia in generale ed in particolare al Rito celebrato secondo il Messale di San Pio V, con immagini delle celebrazioni e spiegazioni di tale ricchissima forma del Rito Romano;

- alla Sacra Dottrina, in particolare le lezioni che vengono periodicamente tenute dal Cappellano;

- alla spiritualità cattolica, secondo i suggerimenti ritenuti di volta in volta opportuni.


Il blog rimane ovviamente aperto anche ad altri tipi di interventi che verranno singolarmente reputati utili e costruttivi.





Laudetur Jesus Christus.
Nunc et semper.